visita guidata alla vita di Antonia Pozzi
una coproduzione LO STATO DELL’ARTE e CAI Lecco sez. “Riccardo Cassin”
a cura di Roberta Corti Alberto Bonacina
con Alberto Bonacina
in video Ancilla Oggioni
musiche originali Sara Velardo
regia video Federico Videtta direttore della fotografia Francesco Bestetti
direzione tecnica Matteo Binda
aiuto regia e coordinamento alla produzione Roberta Corti
regia Alberto Bonacina

“…ho visto un pezzo libero di prato che mi piace. Vorrei che mi portassero giù un bel pietrone e vi piantassero ogni anno rododendri, stelle alpine e muschi di montagna…ogni giorno le sento più tenaci dentro di me, le mie mamme montagne…” (Antonia Pozzi)
L’anima di Antonia Pozzi, straordinaria poetessa del ‘900 che ha avuto nella Montagna la fonte della sua ispirazione e consolazione, è un’anima tormentata alla continua ricerca di un senso per sé e per il mondo che la circonda. L’impossibilità di trovarlo la condurrà alla scelta drastica di rinunciare a vivere.
“Tugnin l’anima di Antonia” si apre e si chiude con Roberto, il padre, intento a vegliare le ultime ore di Antonia, la figlia. Nel mezzo un narratore, che forse racchiude in sé l’anima dell’una e dell’altro, conduce gli spettatori in una “visita guidata” dentro il mondo di Antonia. Dentro le sue aspirazioni, desideri, delusioni, turbamenti e inquietudini. Dentro i rapporti con gli altri, a cominciare proprio da Roberto. Dentro il suo grande amore per la montagna.
Lo spettacolo, diviso in cinque capitoli, prova ad approfondire ognuno di questi aspetti con delicatezza e rifuggendo ogni possibile giudizio.
Se il palco è occupato dal padre/narratore, Antonia è evocata attraverso video girati con tecnica cinematografica e proiettatati su una finestra che compone, insieme a un tavolino, la scarna scenografia.
Una delle particolarità dello spettacolo è proprio quella di essere il risultato di una contaminazione tra diversi “linguaggi”: teatrale, cinematografico e musicale; che ben armonizzati tra loro contribuiscono all’originalità dello “sguardo” rivolto ad Antonia.
Ma in fondo “Tugnin” si pone, e pone, una sola domanda: chi era davvero Antonia?
Lo spettacolo, ben lontano dal voler essere esaustivo, ha piuttosto l’ambizione di stimolare nello spettatore la “curiosità” per questa giovane donna capace di tracciare un segno profondo nella poesia del ‘900.
Il testo dello spettacolo ha un debito di riconoscenza con le seguenti fonti:
“L’ Antonia” Paolo Cognetti, ed. Ponte alle Grazie
“Antonia Pozzi e la Montagna” Marco Dalla Torre, ed. Ancora
“In riva alla vita: storia di Antonia Pozzi poetessa” Alessandra Cenni, ed. Rizzoli
“Mi sento in un destino” Graziella Bernabò e Onorina Dino, ed. Ancora


