PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI
parole musica immagini
dal romanzo “Per questo mi chiamo Giovanni, da un padre a un figlio il racconto della vita di Giovanni Falcone” di Luigi Garlando ed. Bur
con Alberto Bonacina chitarra e voce Sara Velardo videographie Carlo Limonta direzione tecnica Matteo Binda consulenza registica Enzo Guardalà
produzione lo Stato dell’Arte in collaborazione con Centro di Promozione della Legalità – Lecco
Un padre accompagna il figlio adolescente attraverso i luoghi di Palermo che sono stati testimoni della vicenda umana del giudice Giovanni Falcone, dall’infanzia fino all’attentato di Capaci. E’ questa l’occasione per stigmatizzare le ingiustizie e i soprusi su cui fioriscono e si rafforzano le mafie ma anche le ingiustizie e i soprusi quotidiani, a cominciare da ciò chiamiamo “bullismo”.
Un viaggio che tocca luoghi fisici (la scuola frequentata da Falcone, il quartiere Brancaccio, la spiaggia di Mondello,…) ma tocca, soprattutto, luoghi della memoria. La memoria collettiva di un Paese che ha visto cadere molti di coloro che con impegno e sacrificio di sé hanno lottato per noi.
Cosa resta della loro testimonianza? Che cosa resta soprattutto nelle giovani generazioni? Nei ragazzi che all’epoca dei fatti erano troppo piccoli o non ancora nati? Il desiderio del padre della nostra storia è di fare in modo che questa memoria non si perda, che il figlio, nato proprio il 23 maggio 1992, non la perda.
E non vogliamo perderla nemmeno noi, convinti come siamo che raccontare storie emblematiche come questa sia un impegno civile ed educativo a cui non possiamo rinunciare. Attraverso la storia di Falcone lo spettacolo vuole promuovere una riflessione circa il rapporto che abbiamo con le regole, con la libertà e la responsabilità individuale, il rispetto della dignità della persona, fattori essenziali per migliorare la qualità dei rapporti umani e costruire una società più giusta e inclusiva.
E, in ultima analisi, una riflessione sul tema della legalità, intesa non tanto o non solo come valore “alto” e quindi in qualche modo “intangibile”, ma come modalità “che conviene”, nelle relazioni quotidiane, nell’affermazione del sé e nella costruzione della propria identità di donne e di uomini ossia di cittadini.
fascia d’età: dagli 11 anni durata: 60 minuti
